La calma è quella di tutti i giorni, quella calma che sono i piccoli paesi di provincia ti sa dare, anzi ti sa regalare. Quelle in cui le strade rimangono deserte e l’aria si riempie degli odori della cucina. Il ragù che borbotta su un fornello, la famiglia che si riunisce per il pranzo. Eppure non è una giovedì come gli altri. Il bellissimo borgo di Fezzano se ne rende conto dall’emozione che mette nel vestire l’abito della festa. No, non può essere un giovedì come gli altri se questa notte il sonno è arrivato a fatica e la sveglia è suonata alle prime ore dell’alba. Non può essere normale perché oggi alle ore 15 la Fezzanese di Stefano Turi scenderà sul terreno del “Riboli” di Lavagna per affrontare il Genova Calcio, nel match finale della Coppa Italia di Eccellenza 2021/22.
La Fezzanese del presidente Arnaldo Stradini rappresenta la rivincita di chi si è visto sbattere la porta in faccia, esaltando il valore del sacrificio e della parola “gruppo”. Oggi sarà estremante difficile, l’avversario è di quelli tosti, ma sarà importante provarci ugualmente per cercare di riportare la Coppa Italia in terra spezzina dopo tre anni dalla vittoria del Valdivara 5 Terre.
Today is the day, o se preferite l’italianissimo Ligabue è “Il giorno dei giorni”. 90 minuti, 90 dannatissimi minuti, una partita, in palio la gloria. C’è poco da spigare, da raccontare, da teorizzare e da calcolare. Oggi c’è solo da vincere.
Stefano Turi, come di consueto, si è tenuto abbottonatissimo riguardo la formazione, ci mancherebbe altro, e ai tifosi la formazione interessa sì, ma fino ad un certo punto. In questa partita tutti e undici devono attaccare e difendere con la stessa ferocia, come se fosse l’ultima partita della carriera o l’esordio in Serie A. Quindi sarà il tecnico ad arrovellarsi in 4-3-3, 3-5-2 o insomma quello che crede meglio opportuno. Il calcio è ancora (per fortuna) una questione di testa, gambe e cuore. La tattica conta tantissimo ma in partite come queste tutto va a farsi friggere. Oggi il destino della Fezzanese è nelle sue mani. La gloria è lì, ad appena 90 minuti di distanza. Serve un ultimo sforzo.